STORIA EPISODICA DEL MESSAGGIO SUBLIMINALE

---- Di Massimo Nicolino e Paolo Baroni ----

 

Il messaggio subliminale nasce con il boom economico degli stati uniti negli anni immediatamente successivi al conflitto mondiale. Del resto, non poteva che essere un paese che ha goduto fin dalla sua fondazione di un benessere economico (dovuto essenzialmente alla concomitanza di diversi fattori socio economici) a scoprire questa chiave di accesso alla mente. La nazione, che storicamente è riconosciuta come la fucina di gran parte delle novità tecnologiche e scientifiche che pervadono i mercati dell’era della globalizzazione, in quel periodo cominciava, come già accennato, la cosiddetta era consumistica. Era che scatenò una serie di mutamenti drastici quanto repentini nel tessuto sociale. I processi iperaccellerati di urbanizzazione delle protometropoli di allora, l’introduzione del principio della catena di montaggio ideato da H. Ford, assieme ad una ragguardevole scorta di materie prime reperite nei confini o depredate col diritto del vincitore, portarono ad una super produzione che necessariamente doveva trovare una domanda sul mercato. Addirittura si riconobbe la necessità di rifinanziare i paesi europei che erano usciti malconci dalla seconda guerra mondiale affinché potessero ridiventare dei validi interlocutori commerciali e allargare così il mercato ove allocare le risorse. Sul fronte interno, la necessità di stimolare la domanda e il contemporaneo fallimento di costose campagne pubblicitarie, provocarono l’ingresso delle discipline psicologiche nei piani di marketing. Si riconobbe così la necessità di integrare discipline economiche con nuove frontiere umanistiche, in generale, e psicologiche, in particolare. Capostipite di un nuovo filone di studi tutti centrati al consumo, alla ricerca di un sentiero privilegiato per il meccanismo decisionale del consumatore fu Clyde Miller, il quale pubblicò un libro dal titolo The process of persuasion che convinse le ditte produttrici ad intraprendere una serie di studi sulla cosiddetta “chiave operativa”. Il tentativo di precondizionare il consumatore al momento dell’acquisto impiegò ingenti capitali che una stima della rivista Sales Management valutò nell’ordine di dodici milioni di dollari. Tali studi si avvalsero della collaborazione, fin dagli anni trenta[1] di pionieri nel campo della pubblicità indiretta quali Ernest Dichter, presidente dell’Institute for Motivation Research Inc., Louis Cheskin, direttore del Color Research Istitute of America; scienziati del calibro del Prof. J. Walter Thompson, il prof. Dale Hunghton dell’Università di New York, dr. Wallace Wulfeck, lo psicologo George Horsley Smith dell’Università Rutgers. Vi era anche un oscuro personaggio il cui coinvolgimento in questa evoluzione culturale e scientifica non fu mai completamente chiarito, in suo nome era James Vicary[2] ed era ufficialmente un agente pubblicitario con “spiccate doti persuasive[3]”. Pubblicò un articolo nel 1950 dal titolo Come applicare i metodi della psichiatria alla ricerca di mercato su una rivista che si occupava di marketing dal titolo Printer’s Ink e, divenuto sei anni più tardi consulente di importanti realtà economiche del paese, realizzò alla Subliminal Projection Company. Ottenuto il permesso dalle autorità competenti ad iniziare gli esperimenti, Vicary sottopose alcuni soggetti ad un esperimento: faceva loro osservare una normale proiezione cinematografica in cui era stato inserito all’insaputa dei soggetti un fotogramma che rappresentava una nota marca di gelati. Il fotogramma veniva ripetuto ogni cinque secondi per la durata di 1/3000° di secondo. Non sono noti gli esiti, ma in un successivo esperimento accaduto a Fort Lee nel New Jersey furono inseriti fotogrammi incitanti al consumo di pop corn e Coca Cola durante il film Picnic. Le cronache narrano che il consumo all’uscita della sala dei prodotti succitati ebbe un vistoso incremento, intorno al 50%. I risultati incoraggianti di questo nuovo tipo di tecniche pubblicitarie diedero impulso alla nascita della Precon Process and Equipment Corporation che nella sua ragione sociale dichiarava apertamente di perseguire l’affinamento di tecniche subliminali a scopo commerciale in film, cartoni animati e affissioni, nonché di applicare tali tecniche nei luoghi in cui avveniva la scelta di consumo. La società, che si avvaleva della collaborazione di autorevoli professionalità, ottenne un regolare brevetto per l’esercizio dell’attività suddetta, brevetto che, secondo logica, non veniva concesso se non si confidava nel funzionamento[4]. Il primo impiego di messaggi subliminali (beninteso, di cui si ha notizia) nel campo delle comunicazioni di massa avvenne in quegli stessi anni: la WTWO di Bangor, nel Maine fece questo tentativo. "Se hai visto questo messaggio scrivi a WTWO”. Si trattava di questo messaggio flashato durante la programmazione televisiva, nella fascia di maggior ascolto. Seguì, secondo un rapporto della FCC, nei primi mesi del 1958, un esperimento di due ricercatori durato cinque settimane. A Bloomington, Indiana, gli spettatori furono indotti a seguire un programma della stessa emittente condotto da un analista di nome Frank Edwards attraverso un procedimento analogo. Ironia della sorte, il programma era incentrato sul patologie mentali stress, nevrosi, emicranie ed Edwards si proponeva come panacea per il grosso pubblico[5]. Inevitabilmente l’uso di tecniche subliminali si estese anche alle radio di mezza America. La facilità di impiego rispetto alle più complesse emittenti televisive, l’ulteriore passività di fruizione del mezzo, unite al fascino della novità e della sperimentazione, indussero numerose emittenti ad accettare contratti da ditte interessate a promuovere in questo nuovo modo i propri prodotti. Per citarne solo una la WAAF di Chicago trasmise messaggi verbali a scopo pubblicitario per in periodo di circa quattro mesi. L’operazione costò alla ditta committente circa un migliaio di dollari per la diffusione di 400 messaggi[6]. Le tecniche, dette “trucchi aggiuntivi di richiamo”[7] consistevano in messaggi preregistrati da disc jockeys sfumati in sottofondo a brani musicali, oppure sul bianco ad alta velocità o ancora con la tecnica del messaggio preconscio. Tentativi analoghi vi furono anche da parte della BBC nel corso degli anni 60, ma i risultati, se ve ne furono, ed i termini dell’esperimento non furono mai resi noti. Si arriva così all’agosto del 1970, quando Del Hawkins, professore di marketing alla Southern Illinois University, pubblica un articolo su The Journal of Marketing Research dal titolo “Gli effetti della stimolazione subliminale a livello di guida e preferenza della marca”. Il contenuto dell’articolo era alquanto sconvolgente: in esso Hawkins affermava, portando a riprova della sua tesi un esperimento fatto su 96 persone, di essere in grado di suscitare in un soggetto addirittura un bisogno primario quale è la sete. Un più marcato rigore metodologico si ha col dott. Hal Becker, studioso dal curriculum ricco di cattedre sparse per mezza America[8], che pubblica oltre quaranta articoli sul subliminale su riviste del settore[9].Esperto di comunicazione biomedica e ingegneria clinico-comportamentale, con oltre 27 anni di esperienza sul campo, Becker ottiene come finanziamento per i suoi studi sul controllo del comportamento la rilevantissima cifra di un milione di dollari, segno, questo, delle elevate aspettative che autorità e poteri nutrivano per queste discipline. Il risultato di questi sforzi fu un nutrito dossier, ovviamente subito segretato, con risultati di esperimenti e metodologie utilizzate. Ed anche una macchina capace di flashare immagini della durata di pochi centesimi di secondo ad intervalli di 3-5 secondi l’una dall’altra e di imprimere nella memoria dello spettatore messaggi senza che questi se ne avvedesse[10]. Lo scopo dichiarato dell’esperimento era quello di stimolare subliminalmente un guidatore ad essere prudente con frasi del tipo: “Drive safety!” trasmettendole nei programmi televisivi mischiate alla normale programmazione. Naturalmente l’intento assolutamente nobile non ebbe alcun peso per l’opinione pubblica allorché il New Yorker irruppe nella placida ignoranza americana con articoli del tipo: “…le menti sono penetrate e violate…” “…i messaggi subliminali sono la più allarmante invenzione dall’epoca della bomba atomica!” [11] Il sensazionalismo e la paura indotte al vasto pubblico da simili approcci giornalistici provocarono un’ondata di indignazione che, se in un primo tempo imposero un freno a scienziati e sperimentazioni, in un secondo momento furono fautori di una legislazione repressiva che attraversò l’Atlantico, giungendo in paesi europei quali il Belgio[12], seguito poi a ruota dalla Gran Bretagna ed infine (ma dovremmo esserci abituati) all’Italia. Da notare che nel paese francofono si approvò una legge che, ben lungi dal dirsi equilibrata, proibiva a chiunque, con qualsiasi mezzo, di proiettare immagini o provocare sensazioni capaci di influenzare il comportamento sia a livello conscio che inconscio…” Ovviamente tale legislazione non ebbe vita lunga giacche la possibilità di influenzare il comportamento seppure appare orribile ed immorale, in ambiti  essenziali, quali la politica, rimane di importanza vitale. Quello che accade in America è alquanto singolare: nonostante molti giuristi deprecassero l’uso del subliminale, mai nessuna contromisura legislativa venne approvata. A chi sollevava il problema presso l’organo più oggettivamente competente ad emendare una regolamentazione, la potente FCC, fu risposto che la patata bollente spettava alla Federal Trade Commission, giacche l’aspetto prettamente commerciale degli sforzi sul subliminale abbisognava di una legittimazione di tipo economico, per la verifica dei canoni di competizione leale[13]. Ma Bruce Parker, legale della FTD, respinse tale interpretazione sostenendo che ”…le tecniche subliminali di induzione comportamentale non sono coperte da nessuna legge statale o federale…”[14]. Il che equivaleva ad un nuovo lavaggio di mani da parte di un altro autorevole organo di controllo.       Il nodo fu districato dalle stesse emittenti che decisero di darsi una autoregolamentazione che proibisse ai membri della National Association of Broadcasters l’utilizzazione di tecniche subliminali[15]. Ciò divenne per lungo tempo l’ultimo atto palese sull’argomento. Da quel momento nessuno ne parlò più, tranne sporadiche apparizioni su riviste del settore come Advertising [16] e casi eccezionali[17] del resto documentati più come eventi curiosi e casuali che come tappe di un processo che non si è mai arrestato. Anche nel nostro paese vi sono stati esempi di iniziative commerciali che basavano la loro capacità di successo su raffinate tecniche di condizionamento. Fu pubblicizzato su diversi quotidiani un metodo di apprendimento e memorizzazione che si basava sull’apprendimento passivo di nozioni mediante una cuffietta collegata ad un marchingegno ipnagogico. Tale metodo si chiamava Memorecording ed aveva anticipato in Italia il frutto delle ricerche del dottor Hal Becker[18], che nel 1978 mise a punto uno strumento dal nome “Bec Mark IV Digital Audio Subliminal Processor”. Altro non era che una versione più avanzata del tachistoscopio: consisteva nella capacità di missare due fonti audio, una delle quali era a livello preconscio. Fu impiegata con successo in almeno 37 supermercati per debellare il flagello dei taccheggiatori. Secondo la rivista Time venivano somministrati ai clienti messaggi inneggianti all’onestà almeno 9000 volte l’ora, e si ritiene che questo trucco sia usato tuttora in molti altri supermercati. Lo steso Becker dichiarò, a proposito delle violazioni alla libertà di scelta derivanti dalle sue scoperte, che: “non vedo perché non debbano esistere dei condizionatori del pensiero quando esistono condizionatori d’aria” Al di là dello sfruttamento di queste potenzialità nelle trame di libri[19], opere cinematografiche[20], serials televisivi di successo[21] e perfino in cartoni animati[22], la mitologia del messaggio subliminale ha affascinato anche potenti industriali, quali in nostro G. Agnelli. In un articolo di Musica 80 risulta che in una bozza di lettera agli azionisti della FIAT del 1980, l’avvocato parla di uno staff non ben specificato impegnato in un progetto di sonorizzazione di alcuni centri produttivi del centro-nord Italia. Basandosi su tecniche sperimentate già dalla SHELL e dalla GENERAL MOTOR, la “sonorizzazione” aveva come fine una serie di modificazioni del comportamenti degli operai, e nella fattispecie: innalzamento della produttività, diminuzione della conflittualità fra direzione e forza lavoro e miglioramento fra il personale dell’immagine societaria[23]. Ancora nel 1994 Ignacio Ramonet denunciò in un suo articolo apparso su Le Monde Diplomatique[24] degli esperimenti di controllo sul consumatore. Alcuni tra i metodi applicati erano tecniche subliminali. Addirittura lo stadio evolutivo di questi studi aveva portato alla nascita di un ipermercato-laboratorio in Francia, presso Saint-Quentin-en-Yvelines, vicino Parigi, creato apposta per testare i clienti: “In questo negozio sperimentale il cliente cavia è spiato da una equipe di sociologi e di psicologi che seguono attraverso particolari specchi tutti i suoi movimenti: percorsi, soste, esitazioni sono tutti minuziosamente analizzati.Persino i movimenti dei suoi occhi lungo i reparti vengono registrati dall’Eye Moviment Recorder, un sistema che attraverso lo studio della riflessione sulla retina dei raggi infrarossi permette di determinare quali articoli sono stati osservati per primi e per quanto tempo[25]…” E più avanti nello stesso articolo denuncia che: “in Francia il 60% dei supermercati diffondono la stessa musica, specificatamente elaborata a loro uso e consumo da una società che copre via satellite l’intero territorio. In taluni paesi si inseriscono in questi sottofondi musicali frasi subliminali che ripetono ai clienti estasiati: <non rubare!>, <rilassati!>, <fai un piacere a te stesso!>[26] Ed è appena del 1995 la notizia riportata dal Moscow Times che dei ricercatori dell’Accademia Medica di Mosca stanno mettendo a punto uno strumento per la manipolazione del comportamento[27]. Naturalmente ci sono dei casi in cui le prove di un inquinamento subliminale sono alquanto opinabili[28] In conclusione si riporta letteralmente in risultato di uno studio dell’O.N.U. che afferma: “le implicazioni culturali dell’indottrinamento subliminale sono il più grande pericolo per i diritti umani nel mondo” e che: “l’annullamento e la modificazione di una intera cultura sono possibili mediante stimolazioni subliminali”[29]    Da questi dati non può non scaturire una riflessione. Indubbiamente ci sono stati (e probabilmente ci sono ancora) tentativi per affinare tecniche di controllo della mente. Ora appare indispensabile la necessita di una regolamentazione che prevenga le inevitabili tentazioni totalitarie. Le scelte dinanzi a noi sono due: o ci adoperiamo per stroncare sul nascere focolai pericolosi che porterebbero ad un uso consuetudinario dei messaggi subliminali, oppure possiamo provare con delle politiche di sensibilizzazione, di divulgazione del fenomeno che ha nella segretezza il suo punto di forza. Al di là di ogni considerazione sulla maturità della società attuale e della sua capacità di capire problematiche così complesse, qui il problema sarebbe più che altro la liceità di strumenti che, poniamo, in ambito medico possono guarire o migliorare la condizione umana, mentre, se usati indiscriminatamente, senza una selezione dei destinatari (come avviene nei mezzi di comunicazione di massa) possono avere effetti incontrollati sul comportamento. Magari scatenando patologie di ordine psichico o magari preparando il terreno all’avvento di un Grande Fratello[30].

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